Parte 2 – Impressionisti: gli ultimi romantici
A chi dobbiamo quindi il merito di aver radicalmente scosso l’arte? Agli impressionisti! Per chi non lo sapesse gli impressionisti sono gli autori delle opere che troneggiano sulle copertine dei biglietti di auguri smielati che avete almeno una volta nella vita regalato alla morosetta delle medie e che fanno capolino sui coperchi di tutte quelle meravigliose confezioni di latta blu piene di biscotti burrosi che hanno la capacità di farti andare stretti i jeans solo al contatto visivo.
A guardarle adesso non sembrano poi delle opere così rivoluzionarie ma dovete sapere che per l’epoca (Seconda metà Ottocento) la loro pittura era come il punk di Camden Town prima dei tempi d’oro, assolutamente di rottura, chiassosa, non se la filava praticamente nessuno e snobbata dalla classe benpensante.
Ma cosa hanno fatto di così rivoluzionario per essere paragonati a gente con creste colorate che veste giubbini borchiati e canta l’anarchia?
Beh, si può dire che grazie ad una serie di coincidenze, invenzioni e audacia quel gruppo di scapestrati iniziarono ad uscire dai classici schemi dell’arte per diventare leggende.
Uno dei cambiamenti sostanziali fu la ricerca dei soggetti delle opere ai margini della società (prima i protagonisti delle opere facevano parte per lo più della nobiltà), iniziarono ad uscire dalle case per rappresentare la natura “viva” a discapito di quella “morta” che aveva effettivamente annoiato le loro menti creative (questo fu possibile grazie alle tecnologie di “avanguardia” dell’epoca: tubetti di colore e cavalletti più leggeri),fecero un uso della luce molto arguto e soprattutto crearono la loro personale tecnica pittorica che consisteva nella stesura del colore caratterizzata dall’uso di pennelli piatti e un dinamismo mai visto finora, tratto distintivo che segnava letteralmente una rottura con il passato.
Ovviamente come tutte le innovazioni al loro debutto furono incompresi: gli impressionisti del primo periodo possiamo immaginarli come quei gruppi indie che fanno l’apertura dei concerti davanti a una manciata di spettatori immobili e che non riescono a vendere neanche una maglietta alla fine del concerto perché il pubblico è li solo per il main group, ma come in tutte le belle storie anche questa ha un lieto fine….Ve lo sveliamo nella parte 3…