Parte 1 – Primo contatto

Chiudo la porta dietro di me, è una notte invernale, di quelle fredde che ti rendono veramente difficile il passaggio dal divano al letto, soprattutto quando quella caldissima copertina di pile che ti coccolava fino a dieci secondi fa te la sei dimenticata sul divano!

Salgo rapidissimo sul letto, Benedetta sta dormendo già da una o due ore, cerco di fare piano per non svegliarla, ovviamente non ci riesco, al buio è veramente difficile sgattaiolare sotto le coperte; la saluto, la bacio e le auguro una buona notte.

Mi muovo in qua e in là tra le lenzuola sotto il peso della trapunta cercando di guadagnare centimetri preziosi di letto che mi assicureranno un sonno tranquillo…no, non è comodo dormire in due in un materasso Ikea se superi il metro e novantacinque.

Infilo le braccia sotto al cuscino, mi “stiracchio” e piano piano mi abbandono al sonno, sento la testa più leggera, sempre più leggera; i pensieri si confondono e un carosello di figure ben poco definite mi si proietta davanti agli occhi mentre il corpo affonda sempre di più in quel materasso svedese.

Tutto d’un tratto un brivido lungo la schiena mi fa sobbalzare, sto inciampando ancora nel sonno come ormai da mia consuetudine notturna, ma questa volta è tutto più destabilizzante, confuso….hai mai avuto la sensazione di inciampare o di cadere mentre dormi? È come ricevere il montante decisivo all’ultima ripresa del match, passa sempre qualche secondo prima di realizzare cosa sta succedendo mentre il tuo cervello guarda inerme da spettatore al rallenty tutta la scena, aspettando che il corpo si adagi al suolo inviando scariche di adrenalina che creano un dolce cortocircuito nella testa, l’impatto al suolo questa dannata volta non arriva, si apre una voragine nella superfice sotto di me e il mio corpo viene inghiottito negli abissi, ho sprazzi di lucidità a intermittenza, provo ad afferrare qualcosa durante la caduta ma la realtà è che intorno a me non esiste nulla da afferrare, penso di essere velocissimo, chissà se è questo che provano i paracadutisti quando si lanciano nel vuoto.

“Come una fottuta Alice nel paese delle meraviglie qualunque” mi suggerisce un pensiero mentre vedo delinearsi un cerchio bianco in lontananza.

La caduta inizia a farsi più lenta, come se il mio corpo si fosse fatto più leggero, l’affanno fa una pausa, finalmente riesco a fare dei respiri più umani, provo ad assumere una posizione eretta; nei film i supereroi atterrano sempre in piedi è giusto che ci provi anche io.

Ora sono vicinissimo al cerchio bianco, mi faccio scudo stupidamente con le mani, come se le mie braccia scheletriche possano proteggermi dall’impatto, credo di essere spaventato ma più mi avvicino a quella forma più riesco a intravedere oltre, la corsa non è finita, posso tirare un sospiro di sollievo, forse… oltrepassando il cerchio vengo investito da un gigantesco flash di luce, per un momento vedo solo colore bianco intorno a me, sembra di essere finito in mezzo a quelle granate stordenti che si vedono nei videogiochi, mi accorgo di avere l’udito dal riecheggiare di un sibilo che martella i timpani.

Plano dolorante nel dissolversi della luce, inizio a scorgere delle forme indefinite in lontananza e qualcosa di simile a un suolo dove poter atterrare.

Parte 2 - Landing

L’impatto al suolo è dolce nonostante mi senta gli occhi doloranti che pulsano come un martello pneumatico e un senso di nausea che preme sullo stomaco… provo a deambulare, a fatica le gambe reggono, giro intorno a me stesso con piccoli passi storti in una superficie completamente sconosciuta…dove sono finito? Che luogo è questo?

L’orizzonte inizia lentamente a definirsi, il bagliore si dirada e iniziano a comparire delle sagome in lontananza: sembrano grattacieli composti da tante forme geometriche diverse di un colore non ben definito, forse è azzurro o forse sono ancora stordito da tutta quella luce.

Mi colpisce il cielo plumbeo che avvolge tutto con le sue sfumature, cerco di scrutare il buco da dove sono caduto ma non vedo niente, come se si fosse dissolto nel nulla…. Sono spaesato, continuo a guardarmi in torno in cerca di risposte che sembrano non arrivare.

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